È un caldo pomeriggio quello di martedì 6 settembre e il gruppo di 18 giovani e adolescenti tra i 14 e i 23 anni è in trepidante attesa di iniziare il laboratorio sul corpo in movimento nello spazio di Monica Francia. Il Festival avrà ufficialmente inizio solo il prossimo venerdì e, di fatto, DEVICE lo inaugura anticipatamente.
Quando si finiscono di sbrigare le più noiose questioni burocratiche legate alle iscrizioni, il laboratorio ha finalmente inizio e vedrà coinvolti i partecipanti per quattro giornate consecutive per terminare poi con Congegno emotivo, una performance in cui ragazzi e ragazze dovranno mettersi maggiormente in gioco aprendosi al pubblico.
Si respira un lieve imbarazzo nell’aria, qualcuno dei partecipanti si conosce già mentre per altri sono tutti nuovi compagni di avventura, alcuni hanno già preso parte al lavoro con l’artista, altri vi approcciano per la prima volta. Monica, artista di pluriennale esperienza nella danza contemporanea e nella formazione con giovani e giovanissimi, riesce da subito a mettere ciascuno a proprio agio e a creare un’atmosfera distensiva in cui potersi esprimere liberamente. DEVICE, laboratorio di movimento basato sul metodo CorpoGiochi® ideato dalla stessa Monica Francia, è infatti un dispositivo che mira a sviluppare nuove modalità di interazione e comunicazione. Uno strumento di incontro e relazione attraverso il quale il gruppo di giovani, con un lavoro fisico alla portata di tutti, ha potuto sperimentare diversi approcci all’ascolto, riflettere e indagare insieme come comunicare il proprio esserci nel mondo ed esplorare il proprio rapporto con i sensi e le sensazioni.
Ma una più grande emozione è arrivata con l’esercizio conclusivo del percorso che ha visto protagonisti i giovani partecipanti accanto al pubblico. Con Congegno emotivo, performance ospitata nei suggestivi Chiostri Francescani, nel cuore del centro storico ravennate, ragazze e ragazzi hanno condiviso l’esperienza maturata durante le giornate di laboratorio con spettatori e spettatrici, questi ultimi coinvolti attivamente nella performance. Attraverso un gioco di sguardi e condivisione che ha innescato un ascolto profondo tra singolo performer e spettatore, ha preso vita un meraviglioso ‘dialogo silenzioso’, scambio di sensazioni ed emozioni.
ph. Dario Bonazza