Punk. Kill me please
selezione Visionari Ravenna 2022
ideazione e creazione Francesca Foscarini, Cosimo Lopalco
interpretazione Francesca Foscarini, Beatrice D’Amelio
co-creazione Valentina Dal Mas, Melina Sofocleous
disegno luci e tecnica Maria Virzì
amministrazione Federica Giuliano
logistica Eleonora Cavallo
coproduzione Associazione Culturale VAN / Festival Danza in Rete-Teatro Comunale Città di Vicenza
con il sostegno di Centrale Fies_art work space, Teatro delle Rane
con il contributo di ResiDance XL – azione del Network Anticorpi XL, Arteven/Festival Prospettiva Danza e Teatro, Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), CSC Centro per la Scena Contemporanea Bassano del Grappa, Santarcangelo dei Teatri
durata 60 minuti
La versione breve del lavoro è stata selezionata per il Rotterdam International Duet Choreography Competition 2019 e per la NID Platform 2019 – Open Studios.
Punk. Kill me please nasce dalla fascinazione per il fenomeno culturale del Punk Rock, per gli elementi rivoluzionari della sua estetica e per le domande, ancora oggi aperte, contenute nella sua visione politica. Si ispira, nel nucleo centrale da cui dirama l’esplorazione artistico-coreografica, alla leggendaria e difficile relazione tra Sid Vicious e Nancy Spungen, coppia iconica del Punk Rock britannico, e si nutre di letture, ascolti, visioni dell’epoca; di studi critici, come quelli di William Tsitsos, David Bloustien, Lauren Langman, che ci aiutano ad avere una conoscenza più articolata e approfondita del fenomeno storico; della voglia di esplorarne il “metodo ”, inteso come prospettiva estetico-politico-culturale, in chiave contemporanea.
Indaga quell’insieme di pratiche estetico-artistiche e di idee filosofico-politiche proprie del Punk Rock: uso disinvolto del corpo, ribellione all’estetica mainstream, utilizzo di strumentazioni essenziali, tendenza al “Do it Yourself”, e tutti quegli aspetti, ormai storicizzati, che in estrema sintesi ci sembra giusto definire come “metodo Punk”.
Il lavoro, nella sua drammaturgia volutamente frammentaria e costruita brano dopo brano come in un concerto rock, mette in scena – nello spazio trasfigurato di un’alcova arredata unicamente da due coperte tartan, un giradischi e pochi nastri di carta adesiva che insieme diventano strumenti essenziali e autogovernati della rappresentazione – due corpi femminili soggetti a trasformazioni continue e iconiche; corpi autogeneranti e onnipotenti, sensuali, buffi, elettrizzati, mostruosi che, condividendo la stessa protesta, rabbia e passione per la vita, si ergono a paladini di ribellione e follia, amore e uguaglianza, e mettono in scena un manifesto vivente di femminismo, coraggio, ironia e libertà.
ph. Elisa Nocentini