
òMNIRA
coreografia Stella Ariadne Spyrou
performer, co-creazione Lia Chamilothori, Katerina Foti, Christiana Kosiari, Stella Spyrou, Margarita Trikka
musica The Bitzpan
luci Nikos Vlasopoulos
costumi Natasa Dimitriou
fotografia Kostas Dimas, Marili Zarkou
camera Kostas Dimas, Giorgos Sioras
video editing Kostas Dimas
Un ringraziamento speciale a Patricia Apergi, Frosso Marina Trousa, Arc for Dance Festival, Dance Cultural Centre, Sofia Potamianou, Antonis Kontroyiannis, Christos Papamichael, Christos Thanos, Marianna Varviani, Maria Paschalidou e Konstantina Barkouli per il loro supporto.
La performance trae ispirazione dal monologo di Ritsos in “Farewell”, composto nel marzo 1957, momento in cui l’eroica morte del ribelle cipriota Afxentiou piombò come un fulmine su tutte le persone che credevano negli ideali democratici. In questo monologo, il poeta spiega e riflette sulla lotta interiore di Afxentiou all’interno della sua tana. È lì che il rivoluzionario cipriota sceglie di sacrificare se stesso in vista di un mondo migliore, andando oltre l’umano istinto di sopravvivenza.
Il vocabolario di questo progetto si basa principalmente sulla danza afro-brasiliana e su una struttura di movimento intensa e ripetitiva. Il pubblico è invitato ad incarnare lo sfondo del paesaggio vibrante, così che possa sperimentare la presenza di un impulso comune che guida le nostre vite di tutti i giorni e che cresce fino a trasformarsi in una forza che ci traina verso la trasgressione. Il progetto riflette su come siano state la paura, l’insicurezza e la rabbia a portarci ad una remissione sociale e psicologica che ci ha trasformato in esseri umani alienati.
Nel dialetto africano Yorubá, “Ómnira” significa liberazione. In “Farewell”, Yiannis Ritsos descrive nel suo modo unico e particolare la lotta interiore del nostro eroe e il suo percorso verso l’autoconsapevolezza. È soltanto attraverso la conquista di se stessi che si può diventare liberi. La prigione per Afxentiou era rappresentata dal limite fisico della grotta. Tuttavia il suo spirito libero non sarebbe mai stato imprigionato, neanche all’interno di quella grotta stessa. Qual è la nostra prigione? Quali sono le cose che crediamo di poter trasgredire? E quali quelle che siamo realmente in grado di trasgredire?