DAUGHTERS – Teodora Grano
residenza creativa a cura di L’arboreto – Teatro Dimora e Teatro Petrella di Longiano nell’ambito di supportER e del percorso di accoglienza e residenza per creazioni coreografiche Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi
ideazione, scritti, movimento: Teodora Grano
con: Teodora Grano
con il supporto di: CollettivO CineticO nell’ambito del progetto IPERCINETICO
nell’ambito del progetto di ricerca e mentoring AROUND A PROCESS OF MAKING – Marosi
nell’ambito del progetto residenza tecnica τέχνη – téchne 2023 di Lavanderia a Vapore
con il sostegno di supportER – azione della Rete Anticorpi Emilia-Romagna, L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Teatro Petrella di Longiano, e OvestLab / Collettivo Amigdala
(Ho una figlia, ma non sono sua madre. E non abbiamo in comune nessuna parte del nostro corredo genetico. Sono io che le somiglio tantissimo.
Quando ci chiedono cosa siamo, noi non sappiamo cosa dire.
Ci guardiamo. E sorridiamo.
Quel sorriso, è una parola segreta. )
DAUGHTERS parla letteralmente di questo.
È un’ouverture, è l’incipit di una storia: “mi chiamo Teodora”, è un gesto semplice e assoluto: una figura, di spalle, si allontana.
Partendo da una questione privata, vorrei interrogare le forme che non hanno un nome, le forme che sfuggono alla capacita di essere definite, andando a deflagrare il concetto di essere figlie. Attraverso una narrazione biografica, la ricerca indaga il rapporto tra scrittura e danza. Non solo due linguaggi ma anche due corpi, trattati come materia. La ricerca si muove lungo i bordi tra l’aspetto visivo della parola e il suo corpo non umano – col suo potenziale coreografico – e lo spostamento dell’asse del significato lineare dello stato di danza, quella cosa che in me pensa in una lingua che non capisco, una lingua geroglifica non tradotta che il corpo abita, conosce, ricorda. Il corpo umano non è protagonista assoluto. La figura è in bilico tra l’apparizione e la sparizione, ma si espone come superficie abitabile.
Tutto è teso verso un punto di convergenza: il movimento nello sguardo di chi osserva da fuori e corre dal corpo alla parola alla sua figurazione, in un andare e venire.
(Tutto quello che ricordo è scritto, tutto quello che non ricordo è sepolto qui, in questo corpo.)